**** NoN AMaRe è Un LuNgO MoRiRe ( proverbio indiano) **** L'oStAcOlO più grAnDe nElLA vItA è lA pAuRa ****

venerdì 31 luglio 2009

HACUNA MATATA!

Esattamente cos'è la felicità?

Presuntuosamente non resto soddisfatta dalle definizioni più comuni o dalla etimologia della parola.


La felicità,a parer mio,non è "il raggiungimento di un desiderio",o "uno stato d'animo che intercorre tra momenti di apatia e dolore".


Nè uno scopo a cui ispirarsi dato da condizioni particolarmente favorevoli.


Secondo me la felicità è UNA SCELTA.

La vita è un turbine colmo di paure,dolori,incertezze...
Una realtà traboccante di infelicità.


..E ho imparato a credere che l' unica soluzione è
decidere volontariamente di non cedere allo sconforto!

Niente di nuovo,una filiosofia pressappoco epicurea .

Come già per Socrate, Epicuro afferma che un piacere che conduce a successivi affanni non può dirsi vero piacere. Il vero piacere è un piacere che è già compiuto in sé, che non si incrementa e non decresce, resta stabile, perché rappresenta la perfezione. A questo tipo di piacere si arriva per sottrazione del dolore: il vero piacere è quindi assenza di dolore fisico (aponia, "privo di pena") che spirituale (atarassia, "privo di turbamento").

L'uomo è destinato a provare dolore se non conosce la verità, e la verità si rispecchia nel saper distinguere il vero piacere dal piacere dei dissoluti. La saggezza e la sapienza conducono quindi all'autentica felicità, in quanto è grazie al loro apporto che l'uomo si mette in quella disposizione d'animo che lo conduce a fare chiarezza sulle cose. Il vero piacere è l'assenza del dolore, ma ignorandone il significato l'uomo non può che cadere nell'errore, è dall'ignoranza che scaturiscono tutti i mali, le pene e le cure.

Partendo da questa verità, presente alla coscienza del saggio e del sapiente, l'uomo può finalmente derivare tutto quell'insieme di regole di vita che permettono all'uomo di curare il male dell'anima Se l'ignoranza del vero senso del piacere conduce al dolore, la verità conduce allora al piacere.(la stessa verità -SATYA in sanscrito- che il Mahatma Gandhi aveva posto alla base della sua politica)


Insomma,a parte pochissime situazioni, l'infelicità è davvero poco giustificabile.
La felicità forse altro non è che un modus vivendi,
una solidissima base di positività,estroversione, fiducia in se stessi, sensazione di controllo sulla propria persona ,con la quale optare intenzionalmente di sorridere ogni mattina.